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SONO K.O.
Sono K.O., Gesù. A terra: e finalmente conosco chi sono e di che pasta sono.
Ma dal basso io alzo i miei occhi a te finché tu riempi di te i miei occhi. Allora guardo con la tua vista.
Gli affetti sono azzerati. I sensi non accompagnano. Mi sembra di essere vuoto e spento di ogni slancio e desiderio. Ebbene, ti ringrazio.
Troppo facile e comodo amarti e benedirti quando tutto va bene e una dolcezza sensibile mi accompagna. Ora ti ringrazio
perché lo voglio e perché tu lo meriti infinitamente, sempre. La realtà non dipende dal mio sentire.
E' verità che tu oggi mi hai regalato una giornata, l'amore, il pane, il lavoro. E questa realtà va
riconosciuta e trasformata in preghiera.
E' verità che tutto è dono tuo e nulla è mio possesso e conquista senza te. Ed io ti amo nella fede, con il mio volere. Volere te oggi è puro, senza contorni,
senza carezze.
Vedere me voluto da te oggi è puro e altissimo oggetto di fede. Mentre ti prego in compagnia del mio K.O., della mia miseria così tangibile e opprimente da volermi imprigionare, mi
trasferisco finalmente nel mondo dello spirito, dell'invisibile, del divino che, nascosto, muove tutto. Allora diventa anche mia
esperienza che esiste una dolcezza superiore asensitiva e asensibíle che si fonda sulla certezza della fede.
Oggi tu, Gesù, mi hai amato più di tanti altri giorni in cui ho mescolato il tuo amore al mio
diletto, i tuoi doni a tanta stolta fiducia in me stesso.
Oggi, Gesù, il K.O. è un ottimo O.K., perché quello che il mondo irride, tu esalti, e quello che il mondo respinge, tu cerchi e scegli.
E' forse oggi uno di quei giorni obiettivamente belli, cioè belli per te e, poiché
credo in te, belli per me.
Tantissime volte ciò che è bello per me, soggetto
così mendace e illuso, vorrei poi elevarlo a te. No, Gesù, no. Comandi tu. Da te a me. E tu mi porterai a te. Oggi mi convinci di più su cosa sono, se non mi avvinghio a te come edera.
Grazie, grazie, grazie...
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