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CONTRO LA SUPERIORITA' E L'INFERIORITA'
1) Lettera ad una persona
orgogliosa che si sente superiore;
2) Lettera ad una persona orgogliosa che si sente inferiore.
1) Lettera ad una persona orgogliosa che si sente
superiore:
Carissimo,
davvero sei la tipica persona brillante. Quanti talenti hai! Per quanto ti conosca, io vedo e tocco la
ricchezza delle tue doti umane, cristiane, professionali. Sei così amabile, attraente, così
capace di parlare, amare e fare tante cose. Sono colpito dal tuo sprint, dal tuo slancio vitale, dalla tua voglia di fare, dalla tua generosità,
dai tuoi progetti.
Volentieri mi incanto ad ammirarti... Eppure, ti confesso, avverto un certo disagio. Sento che qualcosa non va. Perdonami se forse mi
proietto o parlo solo per invidia. Eppure mi
sento spinto a parlarti con chiarezza. A te, persona brillante chiedo: sei umile, sei limpido? Il disagio mi viene addosso dal fatto
che, temo, tu abbia dimenticato che tutti i «tuoi» talenti in effetti
non sono tuoi.
Come non ti sei creato, così i talenti non sono tuoi.
Tu stesso non sei tuo. Ti sono stati regalati e affidati per amministrarli.
Davvero, amministrandoli, tu ti senti nel profondo un servo inutile? lo temo che ti identifichi con le tue doti, e mentre fai
tanto bene, ti riempi di te, ti gonfi, ti compiaci, e ti senti migliore degli altri: lo avverto da come tu parli di te, con pienezza, con
sicurezza.
Avverto la gloria di te nel tuo essere e agire.
Mio Dio, forse aiuti mille persone e poi finisci per perdere te stesso? Il disagio mi viene dal fatto che nelle tue parole, nella
tua bocca c'è tanto spazio per il tuo «io».
E la libertà da te stesso? E la dimenticanza della tua persona? Non c'è forse il rischio che invece di
nasconderti dietro Gesù, nascondi Gesù dietro di te?
Perdonami queste domande «feroci».
Te lo devo dire: ti sento ricco, brillante, ma non «leggero». Ti sento pesante, invadente, soffocante sotto certi aspetti. Non so fino a
che punto sei sincero nel ringraziare, nel dare spazio agli altri senza usarli, nel saper soffrire senza vittimismo.
Ti sento tanto buono e bravo, ma manca ancora quella regina, quella verità delle
virtù che è l'umiltà, cioè la capacità di riconoscere
di essere povero canale di Dio e non acqua, anche se canale d'acqua.
Cosa dirti?
Prego Gesù che mi/ti dia tanta luce.
Forse le prove, gli insuccessi o inattese cadute saranno l'appuntamento della tua verità. Forse
delusioni o malattie o critiche-calunnie saranno il crogiuolo del tuo «oro». Non ti auguro il male,
ma ti auguro quella dilatazione in Dio tipica solo dell'anima umile che, lasciando il centro di sé a Dio, gira gioiosa attorno a lui.
Scusami e prega per me e per la mia umiltà. Grazie.
2) Lettera ad una persona
orgogliosa che si sente inferiore:
Carissimo,
anch'io devo consentire che tu non hai talenti appariscenti, non sei bello come un divo, intelligente come uno scienziato,
oratore come certi politici. Tu ci tieni a ritenerti una persona modesta, normale, banale, che passa inosservata. Ho però una grande
paura per te. Temo che tu, nel tuo intimo, ti creda umile, e ciò, dichiaratamente, è una speciale superbia e illusione. Temo che tu
confonda l'umiltà con la sincerità compiaciuta di dire chi non sei e cosa
non hai fatto. Oppure la scambi per povertà di talenti o
assenza di particolari doti-qualità.
O pensi che sia soltanto il vivere nascosto, nel silenzio e nella solitudine, senza apparire in scena.
Perdonami se ti dico con chiarezza quello che tu mi trasmetti: non ti sento libero e gioioso.
Ti sento anzi troppo ripiegato su di te nel considerare le tue miserie e le tue incapacità.
Sento, a volte, che, alla superbia altrui, rispondi con una figlia di essa (tremenda) cioè l'invidia. Ti sento a volte
timido e pauroso di vivere, sbagliare e rischiare e, con falsa umiltà, ti
sottovaluti e metti sotto terra quel talento che tu hai ricevuto. Dalla tua
bocca esce, pesante e sterile, il confronto sofferto con persone più brave e più qualificate di te. E in fondo, nella tua modestia, ti
piace la caduta del brillante e aspetti che qualcuno ammiri e riconosca la tua modestia.
Con le parole di un santo, oso dirti: «Fanno ridere quelle persone che cercano la gloria, fingendo di
fuggirla. Vivono nascoste e aspettano di essere apprezzate e riconosciute come tali dagli uomini».
Ti prego, cara persona non brillante: esci dal tuo
labirinto narcisista. Sii e diventa umile. Distaccati dal tuo io e rallegrati di perderti in Gesù, senza pretendere nulla. E
quando si abbattono su di te il dolore e la sofferenza, non fare il giro inutile dei
sensi di colpa. Piuttosto, esci da te stesso e ama.
Perdonami se forse proietto in te i miei problemi, ma se c'è qualche verità in ciò che ho scritto, accettala. Accettati e
ringrazia a perdifiato per ciò che sei e hai, e gioisci delle gioie altrui
come se fossero tue.
Vola su di te e non parlarmi di te. Di sé parla tanto chi è pieno di sé o in negativo o in positivo. Non
lamentarti e non criticarti. Con coraggio, impegna i tuoi talenti, anche se fossero ridotti a uno.
In questo impegno totale per la gloria di Dio, c'è la tua felicità. Scusami. Prega per me e per la mia
umiltà.
Grazie.
N.B. Vorrei precisare, che più si diventa umile, meno ci si scoraggia. Sì, sia la persona brillante che quella povera di talenti,
senza umiltà, finiscono nello scoraggiamento, nella depressione o nella presunzione o nella disperazione. Quando si è
centrati su di sé, le colonne sono fragili e al primo fortissimo vento di
tentazione o difficoltà, c'è grande rovina e si stenta moltissimo a rialzarsi.
Lo scoraggiamento viene dall'orgoglio, perché l'orgoglioso, nella caduta, rimane a terra frustrato e deluso. L'umile, accettandosi
debole, nelle cadute, subito alza gli occhi al suo Salvatore e, senza perdere tempo, si rialza e cammina più spedito nella confidenza
in Dio e nella diffidenza di sé.
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