Da "Avvenire"
 

SAN PIETRO
Il regista rilegge la cerimonia: «In quella piazza ho visto la forza straordinaria della fede che ha le sue radici in Cristo Come i pellegrini del Medioevo»

Il vento del Vangelo

Zeffirelli: sfogliava le pagine e portava la Parola. Noi solo polvere

Di Marina Corradi

Quel vento su piazza San Pietro, ad agitare le bandiere polacche listate a lutto, e le vesti purpuree dei cardinali. «Quel vento che sfogliava le pagine del Vangelo spalancato davanti alla folla silenziosa. Un vento con un sapore di soprannaturale, come un astro che passava sopra alla piazza colma - riflette Franco Zeffirelli - un segno più bello della pioggia per questo giorno, più affascinante del sole, in quell'incessante sfogliare, arrivare all'ultima pagina, e riaprire ancora». Come il simbolo, sotto quel vento, di una storia infinita? Zeffirelli: «Io ho visto in San Pietro, in quella folla inarginabile, il segno della forza della fede cattolica, che questo Papa ha saputo riportare alla sua unità e alla sua origine, che è la persona di Cristo. Quella folla era unita, oltre la persona del Papa, attorno a Cristo. Uno spettacolo straordinario, e severo. Mi ha meravigliato come persino la nostra tv abbia avvertito la severità di quest'ora, e, pur avendo davanti alle telecamere, in un'eccezionale sfilata, tutti i potenti della Terra, non abbia affatto indugiato sui primi piani di Bush o dei suoi pari. Li ha ripresi come un'assemblea di pietre, senza nessuna parata, e sì che era ghiotta l'occasione di tanti eccellenti amici e nemici assieme, al momento dello scambio della pace. Invece tutti uguali, tutti polvere, di fronte alla grandiosità della proclamazione della parola di Cristo - di fronte a quella bara di legno, in cui un Papa s'avviava al sepolcro. Non alla morte, però, ma alla vita vera, come ieri è stato detto a gran voce, davanti a un popolo sterminato». Uguali, "polvere". La bara di legno, l'austerità e l'ordine della cerimonia. Da regista, Zeffirelli non nasconde di avere per un istante, per abitudine di mestiere, guardato a quell'affresco davanti agli occhi come a una scena dei suoi film, e con ammirazione: «Chierici e cardinali sempre perfetti nel muoversi nell'istante giusto, non una mitria che volasse, in quel vento. Guardavo, e pensavo fra me: anche in questo si vede la antica disciplina della Chiesa. Benchè lo straordinario cui abbiamo assistito attraverso le immagini da San Pietro, sia ben altro: il trionfo della parola di Cristo, in quell'umanità che da ogni parte del mondo stava ad ascoltare». In coda davanti alla Basilica, per venti ore, si sono visti fedeli incappucciati da coperte, dopo una notte all'addiaccio, e, così intabarrati, quanto somigliavano, in una capitale dell'Europa del 2005, ai pellegrini di mille anni fa a Gerusalemme, o in cammino sulla via Franchigena. «Questi sono pellegrini veri, e il loro spirito non è molto cambiato rispetto a quello del Medioevo, perché hanno sopportato notevoli sacrifici, disposti a tutto, pur di vedere un'ultima volta il Papa. Questo oggi ci sorprende, perché noi cristiani ci siamo dimenticati di simili fatiche. E però oggi, l'evento di oggi è che la cristianità ha come proclamato una priorità, e ha saputo ritrovare e mostrare al mondo la sua forza spirituale, che è straordinaria, perché ha le radici in Cristo». Evento autentico o evento mediatico, gonfiato e amplificato dai media? Sciocchezze, per Zeffirelli. I media vanno dove le cose accadono, e tanto più dove accadono in misura sensazionale, ma non fabbricano gli eventi: «Ho visto anzi molte persone defilarsi, con una sorta di pudore, all'avvicinarsi delle telecamere. Erano qui non per apparire, ma per una loro intima domanda. Ho visto anche, come tutti, un numero impressionante di giovani. Devo confessare che non avevo una grande affinità con i Papa-boys, non mi convinceva una spiritualità che mi sembrava improntata all'emozione, e al "volemose bene". Ma quanto mi sono sembrati cresciuti questi giovani, di colpo, nel momento del lutto. Quel lutto così evidente anche sul volto del cardinale Ratzinger, mentre la folla non smetteva di acclamare il Papa. E lui, immobile, composto - ma con quale dolore nello sguardo». E il vento, intanto, apriva e richiudeva e riapriva il Vangelo. Quale vento era, qu ello forte della Pentecoste, o il "mormorio leggero" di Elia, o quale altro? Franco Zeffirelli confessa d'avere istintivamente pensato, nell'agitarsi di pagine irrequieto, al buio di tempesta sul Golgota, alle tre del pomeriggio di quel giorno. Perché? «Perché la verità del Vangelo, la verità di Cristo è quella, nell'istante più tragico della storia». Ripensi alle pagine come sfogliate e richiuse, nella piazza osannante, che sempre tornavano a riaprirsi: come cercando una pagina, che tutti ogni giorno dimentichiamo.

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Il vento del Vangelo


Così ha sparso i semi della testimonianza


 

"Non abbiate paura. Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!" (Giovanni Paolo II , 16 ottobre 1978)
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