"Seguimi - da
giovane studente Karol Wojtyla a era
entusiasta della letteratura, del
teatro, della poesia. Lavorando in
una fabbrica chimica, circondato e
minacciato dal terrore nazista, ha
sentito la voce del Signore: Seguimi!
In questo contesto molto particolare
cominciò a leggere libri di
filosofia e di teologia, entrò poi
nel seminario clandestino creato dal
Cardinale Sapieha e dopo la guerra
potè completare i suoi studi nella
facoltà teologica dell'Università
Jaghellonica di Cracovia. Tante
volte nelle sue lettere ai sacerdoti
e nei suoi libri autobiografici ci
ha parlato del suo sacerdozio, al
quale fu ordinato il primo novembre
1946. In questi testi interpreta il
suo sacerdozio in particolare a
partire da tre parole del Signore.
Innanzitutto questa: "Non voi
avete scelto me, ma io ho scelto voi
e vi ho costituiti perchè andiate e
portiate frutto e il vostro frutto
rimanga" (Gv 15, 16). La
seconda parola è: "Il buon
pastore offre la vita per le
pecore" (Gv 10, 11). E
finalmente: "Come il Padre ha
amato me, così anch'io ho amato
voi. Rimanete nel mio amore" (Gv
15, 9). In queste tre parole vediamo
tutta l'anima del nostro Santo
Padre. È realmente andato ovunque
ed instancabilmente per portare
frutto, un frutto che rimane.
"Alzatevi, andiamo!", è
il titolo del suo penultimo libro.
"Alzatevi, andiamo!" - con
queste parole ci ha risvegliato da
una fede stanca, dal sonno dei
discepoli di ieri e di oggi.
"Alzatevi, andiamo!" dice
anche oggi a noi. Il Santo Padre è
stato poi sacerdote fino in fondo,
perchè ha offerto la sua vita a Dio
per le sue pecore e per l'intera
famiglia umana, in una donazione
quotidiana al servizio della Chiesa
e soprattutto nelle difficili prove
degli ultimi mesi. Così è
diventato una sola cosa con Cristo,
il buon pastore che ama le sue
pecore. E infine "rimanete nel
mio amore": Il Papa che ha
cercato l'incontro con tutti, che ha
avuto una capacità di perdono e di
apertura del cuore per tutti, ci
dice, anche oggi, con queste parole
del Signore: Dimorando nell'amore di
Cristo impariamo, alla scuola di
Cristo, l'arte del vero amore".
"Seguimi!
Nel luglio 1958 comincia per il
giovane sacerdote Karol Wojty'a una
nuova tappa nel cammino con il
Signore e dietro il Signore. Karol
si era recato come di solito con un
gruppo di giovani appassionati di
canoa ai laghi Masuri per una
vacanza da vivere insieme. Ma
portava con sè una lettera che lo
invitava a presentarsi al Primate di
Polonia, Cardinale Wyszynski e
poteva indovinare lo scopo
dell'incontro: la sua nomina a
Vescovo ausiliare di Cracovia".
"Lasciare l'insegnamento
accademico, lasciare questa
stimolante comunione con i giovani,
lasciare il grande agone
intellettuale per conoscere ed
interpretare il mistero della
creatura uomo, per rendere presente
nel mondo di oggi l'interpretazione
cristiana del nostro essere - tutto
ciò doveva apparirgli come un
perdere se stesso, perdere proprio
quanto era divenuto l'identità
umana di questo giovane sacerdote.
Seguimi - Karol Wojty/a accettò,
sentendo nella chiamata della Chiesa
la voce di Cristo. E si è poi reso
conto di come è vera la parola del
Signore: "Chi cercherà di
salvare la propria vita la perderà,
chi invece l'avrà perduta la salverà".
"Il
nostro Papa - lo sappiamo tutti -
non ha mai voluto salvare la propria
vita, tenerla per sè; ha voluto
dare se stesso senza riserve, fino
all'ultimo momento, per Cristo e così
anche per noi. Proprio in tal modo
ha potuto sperimentare come tutto
quanto aveva consegnato nelle mani
del Signore è ritornato in modo
nuovo: l'amore alla parola, alla
poesia, alle lettere fu una parte
essenziale della sua missione
pastorale e ha dato nuova
freschezza, nuova attualità, nuova
attrazione all'annuncio del Vangelo,
proprio anche quando esso è segno
di contraddizione".
"Seguimi!
Nell'ottobre 1978 - prosegue
l'omelia del card. Ratzinger - il
Cardinale Wojtyla ode di nuovo la
voce del Signore. Si rinnova il
dialogo con Pietro riportato nel
Vangelo di questa celebrazione:
"Simone di Giovanni, mi ami?
Pasci le mie pecorelle!" Alla
domanda del Signore: Karol mi ami?,
l'Arcivescovo di Cracovia rispose
dal profondo del suo cuore:
"Signore, tu sai tutto: Tu sai
che ti amo". L'amore di Cristo
fu la forza dominante nel nostro
amato Santo Padre; chi lo ha visto
pregare, chi lo ha sentito
predicare, lo sa. E così, grazie a
questo profondo radicamento in
Cristo ha potuto portare un peso,
che va oltre le forze puramente
umane: Essere pastore del gregge di
Cristo, della sua Chiesa universale.
Non
è qui il momento di parlare dei
singoli contenuti di questo
Pontificato così ricco. Vorrei solo
leggere due passi della liturgia di
oggi, nei quali appaiono elementi
centrali del suo annuncio. Nella
prima lettura dice San Pietro - e
dice il Papa con San Pietro - a noi:
"In verità sto rendendomi
conto che Dio non fa preferenza di
persone, ma chi lo teme e pratica la
giustizia, a qualunque popolo
appartenga, è a lui accetto. Questa
è la parola che egli ha inviato ai
figli d'Israele, recando la buona
novella della pace, per mezzo di Gesù
Cristo, che è Signore di
tutti". "E, nella seconda
lettura, San Paolo - e con San Paolo
il nostro Papa defunto - ci esorta
ad alta voce: "Fratelli miei
carissimi e tanto desiderati, mia
gioia e mia corona, rimanete saldi
nel Signore così come avete
imparato, carissimi".
"Seguimi!
Insieme al mandato di pascere il suo
gregge, Cristo annunciò a Pietro il
suo martirio. Con questa parola
conclusiva e riassuntiva del dialogo
sull'amore e sul mandato di pastore
universale, il Signore richiama un
altro dialogo, tenuto nel contesto
dell'ultima cena. Qui Gesù aveva
detto: "Dove vado io voi non
potete venire". Disse Pietro:
"Signore, dove vai?". Gli
rispose Gesù: "Dove io vado
per ora tu non puoi seguirmi; mi
seguirai più tardi".
"Gesù dalla cena
va alla croce, va alla risurrezione
- entra nel mistero pasquale; Pietro
ancora non lo può seguire. Adesso -
dopo la risurrezione - è venuto
questo momento, questo "più
tardi". "Pascendo il
gregge di Cristo, Pietro entra nel
mistero pasquale, va verso la croce
e la risurrezione. Il Signore lo
dice con queste parole,
"...quando eri più giovane...
andavi dove volevi, ma quando sarai
vecchio tenderai le tue mani, e un
altro ti cingerà la veste e ti
porterà dove tu non vuoi". Nel
primo periodo del suo pontificato il
Santo Padre, ancora giovane e pieno
di forze, sotto la guida di Cristo
andava fino ai confini del mondo. Ma
poi sempre più è entrato nella
comunione delle sofferenze di
Cristo, sempre più ha compreso la
verità delle parole: "Un altro
ti cingerà...". E proprio in
questa comunione col Signore
sofferente ha instancabilmente e con
rinnovata intensità annunciato il
Vangelo, il mistero
dell'amore che va fino alla
fine".
"Egli
ha interpretato per noi il mistero
pasquale come mistero della divina
misericordia. Scrive nel suo ultimo
libro: Il limite imposto al male
"è in definitiva la divina
misericordia" ("Memoria e
identità", pag. 70). E
riflettendo sull'attentato dice:
"Cristo, soffrendo per tutti
noi, ha conferito un nuovo senso
alla sofferenza; l'ha introdotta in
una nuova dimensione, in un nuovo
ordine: quello dell'amore... È la
sofferenza che brucia e consuma il
male con la fiamma dell'amore e trae
anche dal peccato una multiforme
fioritura di bene" (pag. 199).
Animato da questa visione, il Papa
ha sofferto ed amato in comunione
con Cristo e perciò il messaggio
della sua sofferenza e del suo
silenzio è stato così eloquente e
fecondo".
"Divina Misericordia: Il Santo
Padre ha trovato il riflesso più
puro della misericordia di Dio nella
Madre di Dio. Lui, che aveva perso
in tenera età la mamma, tanto più
ha amato la Madre divina. Ha sentito
le parole del Signore crocifisso
come dette proprio a lui
personalmente: "Ecco tua
madre!". Ed ha fatto come il
discepolo prediletto: l'ha accolta
nell'intimo del suo essere - Totus
tuus. E dalla madre ha imparato a
conformarsi a Cristo".
"Per tutti noi rimane
indimenticabile come in questa
ultima domenica di Pasqua della sua
vita, il Santo Padre, segnato dalla
sofferenza, si è affacciato ancora
una volta alla finestra del Palazzo
Apostolico ed un'ultima volta ha
dato la benedizione "Urbi et
orbi". "Possiamo essere
sicuri che il nostro amato Papa sta
adesso alla finestra della casa del
Padre, ci vede e ci benedice. Sì,
ci benedica, Santo Padre. Noi
affidiamo la tua cara anima alla
Madre di Dio, tua Madre, che ti ha
guidato ogni giorno e ti guiderà
adesso alla gloria eterna del Suo
Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.
Amen".