Sulla
breccia fino all’ultimo. Lucido e
cosciente, come avrebbe voluto. Come lui
stesso probabilmente aveva chissà
quante volte chiesto, e il suo Dio gli
ha infine concesso. A chi avanzava
ipotesi di dimissioni a motivo dell’età
o della salute, quasi che la mano divina
potesse ad un certo punto ritrarsi dal
suo eletto, lui graniticamente
rispondeva: Dio mi ha chiamato qui dalla
Polonia, sarà Dio a porre direttamente
termine – quando vorrà – a questo
mio servizio, chiamandomi a sé. Sicuro,
egli, che così sarebbe stato. E così
infatti è avvenuto. Papa fino
all’ultimissimo istante. Con le sue
mutilazioni, sacerdote del mondo. Ed è
stato proprio questo il suo dono
riassuntivo: non sottrarsi alla sua
missione, estroflessa fino alla fine,
conservando integro il profilo del
pontificato romano, anzi imprimendo allo
stesso uno straordinario scatto di
incidenza e di plausibilità, come mai
si era visto nella storia.
Preparato
da sempre - dall’eternità di Dio -
per questo compito. Preparata
minuziosamente dalla Provvidenza,
l’elezione di lui – polacco – alla
cattedra di Roma, che era apparsa fino a
pochi istanti prima del tutto
irrealistica. E invece s’è svelata
come la soluzione più provvida e
luminosa, non solo per la Chiesa ma per
il mondo. Verrebbe da dire: specialmente
per il mondo. Creato Papa cioè per
prestare la sua leadership spirituale e
morale al mondo, affinché questo si
disincagliasse dalle terribili secche in
cui era stolidamente scivolato. L’uomo
giusto, al posto giusto, nel momento
giusto. Identificato fino in fondo col
suo compito, è apparso ai nostri occhi
come fuso dentro al proprio carisma.
Fornito di una dotazione speciale, la
sua personalità è come esplosa in
mille direzioni, reinterpretando il
carisma di Pietro dentro i tempi nuovi.
Ha
riempito per oltre un quarto di secolo
le vicende storiche, contribuendo con le
sue miti spallate alla demolizione di un
assetto soffocante e insopportabile, e
all’instaurazione di un ordine nuovo.
Ha riempito la vita della Chiesa,
imprimendole una spinta nuova alla
missione, ridandole fiducia nel guardare
avanti proprio perché capace di
interloquire con le generazioni del
futuro. Ha riempito la nostra personale
fantasia, lasciandoci spesso attoniti
per la creatività e la vivezza del suo
tratto. Per molti è stato il Papa della
giovinezza, per altri il Papa della
maturità, per tutti è diventato con
gli anni il Papa tout court, quasi il
prototipo, il conio nuovo di una figura
antica. E ha talmente saturato la nostra
immaginazione che oggi ci pare
impossibile che dopo di lui possa venire
un altro, che invece lo Spirito starà
già preparando.
Per
quanto abbia potuto srotolare il volume
della propria umanità, e per quanto
solare ci sia costantemente apparsa la
sua figura – non c’era un Papa
pubblico e uno privato –, se ne va
lasciandoci come la sensazione di un
uomo non completamente disvelato. Egli
d’altra parte aveva gli occhi per
vedere Dio. Verso lì era girato, come
durante la via crucis dell’ultimo
venerdì santo. Un bel giorno, giunto in
un punto preciso del suo pellegrinare,
disse: «Quello che desidero
raggiungere, quello su cui mi sforzo e
mi tormento di raggiungere, è vedere
Dio faccia a faccia. Per questo vivo, mi
muovo, esisto». Ecco, ci impietrisce
l’idea che questo agognato incontro si
stia in questi minuti compiendo.
Impietriti siamo ora, ma anche sedotti.
Estrema seduzione che questo formidabile
Papa, che solo la fantasia di Dio poteva
produrre, esercita su di noi, piccole
creature erranti con lo sguardo in
questo momento rivolto al cielo.